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Sei Cento Quarantaquattro

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La stazione è ancora treni,

la ola dei palazzi in  altero convegno,

" Ok Computer" manda bagliori

color ufficio dall'angolo con i parcheggi.

Se un Mario arriva con la borsa tronfia,

un altro scende sottile più di un filo

d'acqua; io non conosco il rumore

delle rotaie ma so come le hai intese

nei tuoi via vai. Tu portavi neve

in riva al mare ed il mare,

per punirti, ti portava via me.

La porta sta socchiusa come allora:

il " Privato" è un cave canem a

cui dovevo piegare il collo,

ma come spesso accade agli indecisi,

me  compresa e bandierina,

ho sfidato l'apertura, un'Idra abbaia,

un'Idra muore, ed il bocchettone

lussurioso, la boccia che trasudava

olio.  E madida del gran peccato,

ho cercato, una volta uscita,

di ripulirmi la schiena, lì dove

forse  era più carne la mia propensione

al volo. La stazione è ancora treni:

bisce grigie e d'amaranto  risalgono

il mestruo caldo del sud e vanno

verso la cerebralità dei portici

e delle torri di tutti i nord.

Lì dove tutto è meccanismo,

fabbrica e pedali alla domenica,

lì dove l'onda è la pagnotta del weekend.

La stazione è ancora treni e le tue

gambe impagliate  a bordo città,

hanno percorso  un tratto della

mia prima vita: laboratorio e

geografia, statino, lode e promozione.

Ma adesso che resti al cuore

della molla che ti schizzò da queste

parti, vorrei sentissi la mia felicità

traslocata dagli scambi, dal ritardo,

dalle chiome separate o ladre e

dalla stanza, alcova - spia.

Ho affittato un corpo un tempo,

restio sigillo, un mulo, una cassa:

felicità  è che non s'apra subito

per scoprirsi semplice e mai

abbastanza da dirsi al freddo.

 

 

 Emilia Filocamo - 13/11/2013 13:24:00 [ leggi altri commenti di Emilia Filocamo » ]

Grazie Cristiana, un abbraccio

 Cristiana Fischer - 12/11/2013 17:16:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

mi è difficile (quindi proietto) dare consistenza di nostalgia ai ricordi che affoghi in una marea di scrittura vorace che di tutto si occupa e metabolizza

 Emilia Filocamo - 12/11/2013 11:47:00 [ leggi altri commenti di Emilia Filocamo » ]

Emilio, grazie sempre per i tuoi splendidi commenti.

 Emilio Capaccio - 11/11/2013 18:12:00 [ leggi altri commenti di Emilio Capaccio » ]

Senso..."senso" dei tuoi sensi!
Divaricando le dita si tocca la stazione, il mare dell’Idra, semplice e scarno, tu dileguata tra orde di versi che non risparmiano lo strappo del binario che parte - no! -...di una divisione senza resto!

Dove tutto si solidifica, e si mercifica, e si contrabbanda (e poi ci si dice "ciao" con l’amarezza di un addio) restano soltanto, come cani da guardia, intime, plurime scissioni!

Ciao Emilia

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